Il Satyricon, opera di
Petronio, arbitro del buongusto alla corte di Nerone, ci porta tra
grandi vizi e grandi ricchezze. Scrittore straordinario, capace di
fondere insieme il romanzo sentimentale e il poema epico, condito con
tanta satira e una buona dose di erotismo, per raccontare uno squarcio
di società dura, violenta, interessata quale era quella romana.
In scena quindi, in questa trasposizione teatrale, abbastanza fedele a
quella letteraria, una rassegna di personaggi, ora patetici, ora
arroganti, ma sempre veri e affascinanti, sempre impegnati a scalare le
vette sociali o economiche, costi quel che costi. Satyricon è una
odissea attraverso una civiltà feroce, che sente oramai vicina la fine e
per questo forse diventa ancora più famelica di vita.
Una satira sempre attuale, che mette in evidenza i mali di una società
passata, ma capace di mostraci come essi siano presenti anche in quella
attuale. Cosa non farebbero per danaro gli uomini?: frase pronunciata
dal retore Agamennone, non è forse anche dei nostri tempi?
La nostra società, quindi, traspare dai tanti prototipi immorali come
gli intellettuali prezzolati, i parassiti, i cacciatori di successi
facili, il liberto arricchito Trimalchione, che ha tutto, persino la
gioia o il dolore a pagamento.
Un testo di satira forte, penetrante ma anche divertente, che sembra
voglia mostrarci quello che siamo e non vogliamo sentircelo dire.